The stuff of dreams

I recently published in the issue 305 of the journal L’immaginazione a review of the book by Alberto Casadei Biologia della letteratura. Corpo, stile, storia. Here’s the text of the review. 

“Siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni”, sappiamo dalla sentenza che Shakespeare fa pronunciare a Prospero in The Tempest. Viviamo di proiezioni fantastiche, di immaginazioni consce e inconsce. Ma da dove viene, come nasce l’immaginazione? Perché è così importante per l’esistenza umana?
Alberto Casadei ha provato a capire com’è fatta e come funziona la materia dei sogni nel suo ultimo libro, Biologia della letteratura. Corpo, stile, storia (Il Saggiatore, 2018), ricorrendo alle ipotesi sulla mente umana formulate dagli studi neuroscientifici; selezionando, facendo interagire e mettendo a sistema diverse interpretazioni neurocognitive dell’arte e della letteratura.

Casadei porta a compimento un lungo lavoro di incubazione, cominciato con il pionieristico Poesia e ispirazione (Luca Sossella Editore, 2009), esteso in Poetiche della creatività (Bruno Mondadori, 2011), e approdato ora a un originale disegno teorico che ambisce a ricostruire le origini e le articolazioni storiche del fenomeno letterario. La ricerca assorbe gli assunti che in ambito anglosassone, nel campo della Cognitive poetics, hanno collegato alcuni aspetti della composizione e della ricezione letteraria agli schemi e alle operazioni mentali, ma li sussume in una più generale teoria organica della creatività, che porta a riconsiderare tutti gli aspetti dell’interpretazione letteraria, dall’analisi stilistica ravvicinata alla dimensione sociologica e mediologica della letteratura.

Casadei propone una correlazione coerente e concentrica tra le forme artistiche e le modalità di esistenza psico-fisica degli individui, tra l’immaginazione e il funzionamento di una mente-corpo pensata, in accordo con le descrizioni neuroscientifiche, come un sistema integrato di interazioni costanti tra la dimensione sensoriale e quella cognitiva. Più specificamente, la creatività artistica viene ricondotta all’uso selettivo e alla rielaborazione simbolica di alcune facoltà cognitive di base, legate alle condizioni di esistenza biologica degli organismi umani. Lo strumento di questo processo di selezione e rielaborazione è lo stile, la cui concezione Casadei riformula radicalmente: non più il fenomeno puramente linguistico della tradizione formalista e semiotica, ma un generatore di sinapsi, il punto di congiunzione fondamentale tra i presupposti materiali e biologici della cognizione umana e i prodotti culturali della creatività.
Lo stile è il modo in cui la mente umana dà forma alla materia dei sogni. È un dispositivo che cattura ed elabora alcune potenzialità biologiche e cognitive fondamentali, come la percezione attimale, che permette di orientare e concentrare l’attenzione su alcune porzioni di realtà che assumono una specifica evidenza; la ritmicità, ovvero la sensibilità per le ricorrenze e le regolarità ritmiche, la capacità di individuare pattern e strutture anaforiche; la simulazione incarnata, ovvero la facoltà di comprendere gli avvenimenti esterni attraverso una loro riproduzione corporea, che è all’origine dell’empatia e delle tendenze mimetiche; l’attitudine al blending, alla fusione di domini concettuali distanti e irrelati in un terzo dominio ibridato, che produce nuova conoscenza sul mondo e fonda l’immaginazione metaforica.

Valorizzando queste propensioni della mente umana la stilizzazione crea forme che diventano attrattive in quanto stimolano la ricettività corporea e cognitiva di chi osserva, ascolta, legge. Alle forme rese attrattive dallo stile poi viene affidata la conservazione e la trasmissione di nuclei di senso essenziali per l’esistenza individuale e collettiva, generalmente legati ad alcune esperienze nodali: la nascita, la morte, l’amore, i conflitti. L’arte diventa un repertorio di eventi vitali la cui rilevanza è segnalata da soluzioni stilistiche che catalizzano le attitudini biologico-cognitive e allo stesso tempo le ridefiniscono e le potenziano, esercitandole. Anche quando sembra cancellare il mondo, come nelle sue espressioni più oscure, enigmatiche o fantastiche, l’arte sta in realtà conquistando alla mente nuovi domini della comprensione, sta esortando la mente a modificare la propria interpretazione della realtà, negando le rappresentazioni convenzionali.
Una volta stilizzate, le forme artistiche si diffondono, vengono replicate e ridefinite attraverso stilizzazioni ulteriori che ne mantengono viva l’attravità, e individuano nuovi nuclei di senso adeguati alle trasformazioni dei contesti naturali e culturali. Le variazioni storiche dello stile forniscono un grafico del rapporto mutevole tra la biologia individuale e l’ambiente. In questo quadro, suggerisce Casadei, la lunga durata delle opere che definiamo “classici” si spiega, al di là delle determinazioni sociologiche, attraverso la permanenza della loro densità stilistica, che continua, anche in ambienti culturalmente mutati, a far risuonare i corpi e le menti degli individui cui si rivolge.

Nella prospettiva neurocognitiva proposta da Casadei, l’arte non è mimetica in quanto rappresenta la realtà nel suo aspetto esteriore, ma in quanto rende visibile lo sforzo costante attraverso il quale la mente e il corpo cercano di entrare in contatto con il mondo; l’inesausto tentativo umano di fare presa sull’ambiente aderendo alle sue strutture e alle sue dinamiche. L’arte riproduce il mondo traducendolo in forme che permettono di incorporarlo, di riviverlo nella dimensione psico-fisica individuale; la sua origine è la rappresentazione stilizzata della coscienza corporea di esistere dell’essere umano dentro una rete di relazioni esterne. Come nelle pitture rupestri o nelle prime saghe mitologico-poetiche, ovvero le esperienze proto-artistiche in cui Casadei individua la scintilla che fa nascere i processi di stilizzazione, le prime operazioni “estetiche” che distaccano alcuni manufatti dal loro significato strumentale per consegnarli a una dimensione conoscitiva.

Biologia della letteratura intreccia spunti artistici, letterari, filosofici e scientifici: la composizione saggistica di idee provenienti da ambiti disciplinari diversi permette di riconoscere una profonda unità dei saperi che nella pratica artistica non ha mai smesso di essere attiva. La riflessione libera sulla creatività che emerge da appunti, diari, notazioni estemporanee (non quella ideologicamente orientata e storicamente determinata delle poetiche) di scrittori, artisti e saggisti, rivela una suggestiva consonanza con le acquisizioni scientifiche con cui Casadei la confronta e la fa interagire. Da Leopardi a Valéry, da Musil a Debenedetti a Steiner, artisti e filosofi hanno spesso pensato alla creatività come a un fenomeno contiguo ai processi biologico-cognitivi di base, alle esperienze vitali fondamentali. Non solo: anche nel campo delle scienze cosiddette pure, dalla matematica alla fisica, l’emergenza di nuove idee e rappresentazioni viene spesso descritta come il risultato di un’illuminazione creativa, come un’intuizione che proviene da una dimensione sotterranea e in qualche modo precede i processi logico-razionali.

L’analisi comparativa di arte e scienza, di immaginazione e pensiero, produce una definizione tendenzialmente unitaria della creatività come potenziamento e prolungamento delle forze vitali che agiscono all’interno degli organismi umani, come energia espansiva che orienta il corpo nei confronti del cosmo, e ricava immaginazioni dalla materia.
Un lavoro di orientamento e di posizionamento rispetto al mondo che l’arte oggi è chiamata a esercitare dentro l’ambiente comunicativo trasfigurato dalle tecnologie digitali, che stanno trasfomando radicalmente le pratiche della creatività e le possibilità espressive. L’idea sulla quale si chiude Biologia della letteratura è che le forme stilistiche della contemporaneità saranno ancora attrattive se sapranno sfruttare i presupposti biologico-cognitivi che meglio si adattano alla semiosfera delle connessioni digitali, le caratteristiche di pensiero richieste per decifrare l’ambiente aumentato in cui ci muoviamo. I nuclei di senso rilevanti saranno quelli in grado di guidare i gruppi umani nella loro migrazione verso una terra ancora ampiamente sconosciuta, che è un impasto inestricabile di reale e virtuale.
Casadei invita a compiere uno scatto conoscitivo che sia all’altezza della complessità dei tempi, e che possa opporre alla apparente illeggibilità del presente l’individuazione di forme che continuano a essere cognitivamente dense, che persistono nel creare relazioni significative tra il corpo umano e il cosmo, anche nella sua versione dematerializzata e gassosa. Di fronte alla pressione della tecnica che sembra trascinare l’umanità verso una mutazione post-umana, l’arte e la critica hanno il compito di testimoniare che resteremo umani finché continueremo a plasmare la materia dei sogni.

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